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Settimana Santa a Noja

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Clodine
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Messaggio  The Master Lun Mar 17, 2008 8:45 pm

Commenti ed impressioni sulle processioni nojane....sicuramente l'evento più riuscito del paese che riesce ad attirare molti forestieri.
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Messaggio  Clodine Mer Mar 19, 2008 11:26 am

Essendo nojana d'adozione, ammetto di non conoscere bene molte tradizioni nojane...oppure il significato di alcuni simboli...Cmq credo che i riti della settimana Santa a Noicattaro siano davvero suggestivi ed emozionanti.
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Messaggio  lobotomiaportamivia Gio Mar 20, 2008 10:26 am

In occasione della vera festa dei nojani, l'anno scorso preparai una serie di post riguardanti la nostra settimana santa. Magari ne discutiamo insieme (o ci facciamo due risate sulle cavolate scritte).
Oggi vi propongo i primi due.

It's a kind of magic - La preparazione


Non so, a distanza di anni, quanto la visione del nojano sia faziosa riguardo determinati aspetti, ma bisogna ammettere che la Settimana Santa Nojana è l'ottava meraviglia del mondo.
Credo sia l'unico vero momento di aggregazione, persino precedente al ritiro della pensione dalla Posta.
Anche prima dell'amore per il calcio, c'è l'amore per i riti (sacri o profani non lo si è ancora capito, è tutta una fluttuazione) pasquali.
L'anima oscura di un paese emerge dai vicoli: la stessa anima che si abbarbica alla religione con i propri mezzi, quelli pagani (in fondo, siamo uomini, e in quanto tali imperfetti, grazie a Dio).
E come l'ermeneutica insegna, ognuno dà all'evento l'interpretazione che gli pare: l'importante è esserci, qualsiasi siano le motivazioni che spingono a parteciparvisi.
Il nojano si prepara all'evento impegnandosi a rispettare la regola del venerdì: digiuno e astinenza (e penitenza).
Non sempre ci si riesce, ma riconoscere la volontà è doveroso.
Inspiegabilmente, dall'inizio della settimana, anche la famiglia più all'avanguardia riscopre le proprie radici da borgo antico: la nonna viene tirata fuori dall'armadio e inizia a sfornare in serie i calzoni di cipolla.
Altrettanto inspiegabilmente, chi odia la cipolla per tutto l'anno, la adora solo per questa settimana: inebrianti bagni di profumo invadono le strade a qualsiasi latitudine, e ti si riempie il cuore nel sceglierne le varianti; persino le discussioni di politica interna vengono soppresse per lasciare spazio ai veri dubbi amletici: nel calzone meglio le alici o il tonno?
Per i più attaccati alla tradizione, le nonne prepareranno le famose ed ineccepibili scarcelle, dolci non meglio definiti a forma di animali (o di cestino, che poi è il forte di mia nonna) contenenti un uovo sodo e ricoperte di glassa (che si chiama glassa in tutto il mondo, ma che da noi si chiama solo ed esclusivamente scileppo).
Analogamente a quello che accade per il calzone, per le scarcelle parte la gara a chi ne fa di più: inutile dire che il primato è tenuto decenni orsono da mia nonna, che vanta una produzione di 50 l'anno.
[Le prenotazioni valgono anche via commenti, ndN].
E poi, le immancabili quanto inutili uova sode, che attirano l'attenzione dei piccoli (e tra questi rientro io) per la magia dell'alga che lo colora di rosso e per la puzza che emanano.
E pensare che fino a qualche anno fa ero convinta che esistesse una gallina indiana (pellerossa cioè) che le covasse.
Le cibarie sono pronte, e con lo spirito della Pasqua nel cuore, il nojano si prepara per il tour de force che lo aspetta.
[To be continued...]


It's a kind of magic - Cerimonia di apertura


Il giorno delle inaugurazioni è arrivato.
Intere famiglie lo hanno aspettato, e puntualmente ci si è preparati al jet lag e alle maratone.
Il Giovedì Santo è la giornata di preparazione al tour de force del giorno successivo.
Si pranza leggero, per evitare di essere stanchi nella serata; quasi, ci si concentra per quello che si vedrà, tentando di placare gli animi dei più piccoli, i quali vengono subito dopo mandati a riposare.
Alle 20 il paese si riversa per strada, ansioso di aspettare il botto che ogni mezz'ora scandirà un'uscita: la prima croce varca l'uscio della chiesa della Lama, volge lo sguardo al maestoso falò all'entrata, e finalmente si può iniziare il giro per le chiese.
Le vie sono pronte all'evento: l'atmosfera che nasce dalle fiaccole appese ai muri ma soprattutto dai lumini rossi sui balconi dei devoti rapirebbe anche Marilyn Manson.
E' veramente a kind of magic (e solo chi ha ascoltato quella canzone al contrario può capire).
E per un attimo, ti convinci di essere nel Medioevo.
[Poi passa la S8 dell'immobiliare di turno a ricordarti che sei nel 2007].
Comincia il vero e proprio fenomeno di costume: la religiosità passa in secondo piano, il vero liet motiv della notte è l'incontro.
Il rodaggio della situazione pasquale si palesa in altri obiettivi: durante il giro per chiese, si incontra questo mondo e porzione dell'altro; gente che non vedi da una vita, gente che credevi morta, gente che credevi in carcere o in qualche centro di riabilitazione. Mezza Puglia si ritrova fuori dalle chiese nojane, tanto che la preghiera la dimentichi totalmente.
La prassi diventa la seguente:

1. entri stando attento a non inciampare;
2. ti guardi attorno per una prima ronda;
3. vai incontro alla statua;
4. apprezzi o critichi i fiori (ma solo se sei femmina, o eventualmente gay);
5. abbozzi mentalmente un Padre nostro, ma dal catechismo sono passati troppi anni, quindi inizi a pensare a come si è vestita quella cretina di XY se sei donna, o a come abbia potuto l'Inter arrivare allo scudetto se sei uomo; se sei Ale invece, inizi a pensare allo spot della Vigorsol, scoppiando in una fragorosa risata che attirerà l'attenzione degli astanti, impegnati anche loro nel pensare alle vacche svizzere della Milka.

In tutto ciò, la durata della notte la si evince dalle scarpe indossate: si passa dallo struscio coi tacchi che durerà massimo fino a mezzanotte, al maratoneta che protrarrà il suo percorso quasi fino all'alba.
E i crociferi, almeno per oggi, sono quasi invisibili; scorazzano per il paese con passo lento e a piedi scalzi, flagellandosi con le loro catene e attendendo l'arrivo dell'alba insieme alle fiaccole, che piano piano iniziano a spegnersi, stanche anche loro del freddo della notte.
In pochi li cagano, eppure ci sono, motivati da una forte devozione, riprendendo la tradizione volta al sacrificio che uno spagnolo, secoli fa, ha portato nel loro paese.

[E per una comprensione migliore, è caldamente consigliata la lettura (o l'ascolto) della Piccola riflessione personale sulla figura del crocifero, di Giacomo Settanni]
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Messaggio  PIPPO70 Gio Mar 20, 2008 7:11 pm

lobotomiaportamivia ha scritto:In occasione della vera festa dei nojani, l'anno scorso preparai una serie di post riguardanti la nostra settimana santa. Magari ne discutiamo insieme (o ci facciamo due risate sulle cavolate scritte).
Oggi vi propongo i primi due.

It's a kind of magic - La preparazione


Non so, a distanza di anni, quanto la visione del nojano sia faziosa riguardo determinati aspetti, ma bisogna ammettere che la Settimana Santa Nojana è l'ottava meraviglia del mondo.
Credo sia l'unico vero momento di aggregazione, persino precedente al ritiro della pensione dalla Posta.
Anche prima dell'amore per il calcio, c'è l'amore per i riti (sacri o profani non lo si è ancora capito, è tutta una fluttuazione) pasquali.
L'anima oscura di un paese emerge dai vicoli: la stessa anima che si abbarbica alla religione con i propri mezzi, quelli pagani (in fondo, siamo uomini, e in quanto tali imperfetti, grazie a Dio).
E come l'ermeneutica insegna, ognuno dà all'evento l'interpretazione che gli pare: l'importante è esserci, qualsiasi siano le motivazioni che spingono a parteciparvisi.
Il nojano si prepara all'evento impegnandosi a rispettare la regola del venerdì: digiuno e astinenza (e penitenza).
Non sempre ci si riesce, ma riconoscere la volontà è doveroso.
Inspiegabilmente, dall'inizio della settimana, anche la famiglia più all'avanguardia riscopre le proprie radici da borgo antico: la nonna viene tirata fuori dall'armadio e inizia a sfornare in serie i calzoni di cipolla.
Altrettanto inspiegabilmente, chi odia la cipolla per tutto l'anno, la adora solo per questa settimana: inebrianti bagni di profumo invadono le strade a qualsiasi latitudine, e ti si riempie il cuore nel sceglierne le varianti; persino le discussioni di politica interna vengono soppresse per lasciare spazio ai veri dubbi amletici: nel calzone meglio le alici o il tonno?
Per i più attaccati alla tradizione, le nonne prepareranno le famose ed ineccepibili scarcelle, dolci non meglio definiti a forma di animali (o di cestino, che poi è il forte di mia nonna) contenenti un uovo sodo e ricoperte di glassa (che si chiama glassa in tutto il mondo, ma che da noi si chiama solo ed esclusivamente scileppo).
Analogamente a quello che accade per il calzone, per le scarcelle parte la gara a chi ne fa di più: inutile dire che il primato è tenuto decenni orsono da mia nonna, che vanta una produzione di 50 l'anno.
[Le prenotazioni valgono anche via commenti, ndN].
E poi, le immancabili quanto inutili uova sode, che attirano l'attenzione dei piccoli (e tra questi rientro io) per la magia dell'alga che lo colora di rosso e per la puzza che emanano.
E pensare che fino a qualche anno fa ero convinta che esistesse una gallina indiana (pellerossa cioè) che le covasse.
Le cibarie sono pronte, e con lo spirito della Pasqua nel cuore, il nojano si prepara per il tour de force che lo aspetta.
[To be continued...]


It's a kind of magic - Cerimonia di apertura


Il giorno delle inaugurazioni è arrivato.
Intere famiglie lo hanno aspettato, e puntualmente ci si è preparati al jet lag e alle maratone.
Il Giovedì Santo è la giornata di preparazione al tour de force del giorno successivo.
Si pranza leggero, per evitare di essere stanchi nella serata; quasi, ci si concentra per quello che si vedrà, tentando di placare gli animi dei più piccoli, i quali vengono subito dopo mandati a riposare.
Alle 20 il paese si riversa per strada, ansioso di aspettare il botto che ogni mezz'ora scandirà un'uscita: la prima croce varca l'uscio della chiesa della Lama, volge lo sguardo al maestoso falò all'entrata, e finalmente si può iniziare il giro per le chiese.
Le vie sono pronte all'evento: l'atmosfera che nasce dalle fiaccole appese ai muri ma soprattutto dai lumini rossi sui balconi dei devoti rapirebbe anche Marilyn Manson.
E' veramente a kind of magic (e solo chi ha ascoltato quella canzone al contrario può capire).
E per un attimo, ti convinci di essere nel Medioevo.
[Poi passa la S8 dell'immobiliare di turno a ricordarti che sei nel 2007].
Comincia il vero e proprio fenomeno di costume: la religiosità passa in secondo piano, il vero liet motiv della notte è l'incontro.
Il rodaggio della situazione pasquale si palesa in altri obiettivi: durante il giro per chiese, si incontra questo mondo e porzione dell'altro; gente che non vedi da una vita, gente che credevi morta, gente che credevi in carcere o in qualche centro di riabilitazione. Mezza Puglia si ritrova fuori dalle chiese nojane, tanto che la preghiera la dimentichi totalmente.
La prassi diventa la seguente:

1. entri stando attento a non inciampare;
2. ti guardi attorno per una prima ronda;
3. vai incontro alla statua;
4. apprezzi o critichi i fiori (ma solo se sei femmina, o eventualmente gay);
5. abbozzi mentalmente un Padre nostro, ma dal catechismo sono passati troppi anni, quindi inizi a pensare a come si è vestita quella cretina di XY se sei donna, o a come abbia potuto l'Inter arrivare allo scudetto se sei uomo; se sei Ale invece, inizi a pensare allo spot della Vigorsol, scoppiando in una fragorosa risata che attirerà l'attenzione degli astanti, impegnati anche loro nel pensare alle vacche svizzere della Milka.

In tutto ciò, la durata della notte la si evince dalle scarpe indossate: si passa dallo struscio coi tacchi che durerà massimo fino a mezzanotte, al maratoneta che protrarrà il suo percorso quasi fino all'alba.
E i crociferi, almeno per oggi, sono quasi invisibili; scorazzano per il paese con passo lento e a piedi scalzi, flagellandosi con le loro catene e attendendo l'arrivo dell'alba insieme alle fiaccole, che piano piano iniziano a spegnersi, stanche anche loro del freddo della notte.
In pochi li cagano, eppure ci sono, motivati da una forte devozione, riprendendo la tradizione volta al sacrificio che uno spagnolo, secoli fa, ha portato nel loro paese.

[E per una comprensione migliore, è caldamente consigliata la lettura (o l'ascolto) della Piccola riflessione personale sulla figura del crocifero, di Giacomo Settanni]
Smile Bellissimo!!! Bravo
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Messaggio  The Master Gio Mar 20, 2008 7:22 pm

Bellissimi articoli....Pippo comunque Lobot....ecc è una ragazza Wink Very Happy
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Messaggio  lobotomiaportamivia Gio Mar 20, 2008 9:55 pm

infatti lol!
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Messaggio  PIPPO70 Ven Mar 21, 2008 7:13 pm

The Master ha scritto:Bellissimi articoli....Pippo comunque Lobot....ecc è una ragazza Wink Very Happy
Shocked Sono esterefatto non lo sapevo!! Comunque brava ugualmente
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Messaggio  lobotomiaportamivia Ven Mar 21, 2008 11:02 pm

Ed ecchive la cronaca semiseria del venerdì, a gradire.

It's a kind of magic - La maraton(d)a


E come l'indigeno suol dire in casi come questo: meh, da mò vale!
E' venerdì mattina: ci si sveglia mediamente stanchi se il giovedì è stato impegnato in modi già conosciuti, altrimenti ci si sveglia freschi e si va a fare la macchietta in chiesa (ma i sepolcri mattutini, c'è da ammetterlo, perdono gran parte della bellezza).
E' falso dire che il Venerdì Santo, a Noicattaro, si mangia poco.
Il Venerdì Santo, a Noicattaro, si digiuna.
Non si accende la tv.
Non si accende la radio.
Non si gioca a carte.
Non ci si diverte.
Chi ride di venerdì (Santo) piange per tre dì.
E il pomeriggio è obbligatorio dormire dalle 3 alle 5 ore (7 per me).
Alle 20 si esce. Stesso setting del giorno prima, ma l'aria è più mistica del solito.
Gli eletti del venerdì santo (ovvero: i crociferi che hanno sborsato più soldi per godersi l'interminabile fatica della nottata), corrono concitati verso il punto di partenza, con l'intento di accalappiarsi le croci più leggere (della serie: fedeli ma non idioti), senza che nessuno li veda.
I crociferi, stavolta tutti insieme, escono dalla chiesa della Lama: oggi è la loro festa, e il fatto che accompagnino La naca (letteralmente la culla, ossia l'ultimo giaciglio del cristo morto) è di relativa importanza.
Il profano è tangibile, soprattutto in figure secondarie della processione: le confraternite delle chiese minori, ma soprattutto un'orda di donne e bambine, le figlie di Maria (e qui il pensiero, inevitabilmente, va al Raffaele di Vieni avanti cretino: I'm sorry).
Gli scout invece sono inopportuni quanto una loffa durante una dichiarazione d'ammmmmore (non me ne vogliano gli scout).
La processione verso la Chiesa Madre si snoda attraverso la strada principale del paese, lungo la quale la fiumana umana si assiepa per godersi lo spettacolo il più vicino possibile, spostandosi di qualche metro ogni minuto.
Questo è l'unico momento in cui il nojano, prendendo continue capocciate da supporti in legno (in questo caso, le croci dei crociferi), non si incazza.
Nella gerarchia delle figure principali, subito dopo i crociferi e i portatori della Naca (incappucciati per anonimato, ma i parenti li riconoscono sempre), troneggia al terzo posto la colonna storica della processione più importante della storia nojana, ancor più importante di don Oronzo: Giovanni dei monaci.
Giovanni dei monaci, in poche parole (e giuro che non sto scherzando), è lui:

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Immaginatelo vestito da un saio bianco, con una stola e un cappotto nero, e il gioco è fatto.
Giovanni dei monaci è famoso, oltre che per avere un'età indefinibile (ma studi scientifici fanno risalire la sua nascita al Pleistocene) anche per il suo timbro vocale da usignolo: il Sono stati i miei peccati, cantato da lui, ha valenza mistica; alcuni raccontano di aver visto i Santi Medici dietro di lui, e non erano statue.
L'interminabile durata della processione pone le basi per la vera attività della notte. Il Venerdì santo, infatti, non è altro che la festa dei bar.
Pressappoco all'altezza della Carime, lungo Corso Roma, la gente inizia a tediarsi, optando così per i bar vicini (il che spiega come mai gran parte dei bar, da noi, nascano accanto alle chiese).
Solo alle 23 passate, dopo poco più di un kilometro, arriveranno le prime croci a destinazione, ponendosi in cerchio lungo il perimetro del sagrato della Chiesa Madre.
[La sottoscritta, a riguardo, manifesta 'ngalosa nei confronti di chi non si è mai goduto lo spettacolo dell'arrivo dei crociferi dall'alto, come ha sempre fatto lei; e per l'occasione: grazie zia Carmelina!].
Arrivati qui, il doppio della gente che c'era per le strade si riversa agli angoli, a mantenere le croci (sempre se non si opta per l'usanza di prenderle in testa): in particolare, i padroni di casa si distinguono dai "frastijr" per la divertente pratica del riconoscere il crocifero parente dall'altezza e soprattutto dai piedi: pratica facilissima per la mia famiglia, poichè uno degli zii di mia madre, che porta la Naca, è noto per avere le cosiddette cipolle (giusto per rimanere in tema di venerdì santo).
Il corteo finalmente è arrivato, e a chiuderlo la Naca col suo passo ubriaco. I crociferi si avvicinano a baciare la statua (intanto la croce è mantenuta dal malcapitato di turno, reo di essersi trovato troppo vicino al legno sacro).
La musica è finita, gli amici se ne vanno...temporaneamente.
Le croci, portate da alcuni addetti, spariscono nelle stradine retrostanti le due chiese, e la Naca entra nella Chiesa Madre, contornata da un bagno di folla; Cristo è morto, ma data la presenza massiccia dei fans, ci si aspetta che da un momento all'altro scenda dalla croce, indossi un impermeabile di pelle nera e degli occhiali da sole, ed inizi a firmare autografi.
In fondo, Jim Caviezel è un gran figo, e a noi della religione ce ne sbatte ben poco.
Da qui in poi, si inizia a percepire la più grande verità: è il profano che fa il sacro.
In pochi rimangono raccolti (???) in preghiera accanto al feretro: la maggior parte si organizza in maniera differente, a seconda della fascia d'età:

1. Si va a dormire, in attesa della processione dell'Addolorata;
2. Si aspetta nelle case del centro storico, rivangando avvenimenti storici di almeno 10 lustri fa, accompagnandosi con damigiane di caffè e pezzi di calzone di cipolla; i più radicati alla tradizione si raccolgono per i vicoli, davanti ai falò, mangiando i ceci [Piccola postilla: avete presente quei pazzi che si accampano accanto ai Cappuccini coi falò della legna made in Stramurt?? Andate pure a chiedere un po' di cibo a nome mio, Sono parenti miei];
3. Si bivacca a casa di qualcuno, a suon di alcool, crepes dolci, mousse al cioccolato, e compagnia bella...come a dire: è venerdì santo ed è la mortificazione del corpo e dello spirito (e questo è il caso della nuvolapazza e del mondo che gli gira attorno), ma chissene.

Alle due, l'intero paese rimane al buio, illuminato solo dal calore delle fiaccole.
La gente, assonnata, con l'alito pestilenziale o con l'alcool nelle vene, si riversa nelle strade, aspettando che l'Addolorata esca dalla chiesa madre (per i frastijr: il fatto che sia la stessa chiesa in cui era conservata la Naca non consta di logica: la Naca infatti, verrà trasportata di nascosto nell'ultima chiesa!), alla disperata ricerca del figlio morto.
Inizia, in questo modo, la famigerata Nottata.
Nel buio, il contatto umano si esaspera fino alla follia: le stesse figure di prima nel corteo, ma è il contorno che fa la differenza. Thanathos lungo la strada, ed Eros ai bordi (ma c'è).
Gente che si ritrova nei bar prendendosi pause dal lentissimo cammino della processione, intenta ad imbottirsi di cibo per affrontare la lunga notte di cammino.
Tutti attenti a seguire il percorso di una madre affranta dal dolore, come tante altre possono esserci nei dintorni.
Il peso di una croce. La fisicità del dolore, i chiodi da nove inches nei palmi e i piedi nudi sull'asfalto.
(la felicità nella schiavitù??)
Gente che si tocca e che si mette a nudo.
La magia del paradosso e il paradosso della magia.

E' questa la notte più lunga dell'anno.
(E l'alba è ancora molto, molto lontana).
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Messaggio  vito Sab Mar 22, 2008 9:16 am

Hai ragione, stamattina alle 05:00 mi sono svegiato per andare a lavorare e passando vicino ai Cappuccini ho trovato il famoso falò citato prima da te. Erano svegli che parlavano e ridevano. Quanto a Giovanni dei Monaci, bè non me ne volere, ma è un mito, già il fatto che per un anno intero non lo vedo e puntualmente nella Settimana Santa esce per strada mi fa pensare che i Monaci lo conservano insieme alle statue dei Misteri nella navata laterale della Lama.
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Messaggio  lobotomiaportamivia Sab Mar 22, 2008 4:38 pm

hai ragione vito. secondo me è immortale Laughing
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Messaggio  eli.86 Mer Mar 26, 2008 3:18 pm

troppo belli questi racconti!!! sei forte gio!!
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